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Volevamo organizzare un’emozionante immersione di fine estate. E ‘ stata una bella prova organizzativa riuscita benissimo. La nostra destinazione era la parete di Santa Caterina del Sasso. Un punto di immersione non raggiungibile da riva e quindi l’appuntamento ce lo siamo dati al porticciolo di Sasso Moro, nel comune di Arolo. Sapevamo che un’imbarcazione ci avrebbe accompagnato da li alla vicina parete che nessuno di noi aveva mai visto. Mentre ci preparavamo sono arrivati Annibale e Giamba con il suo gommone: questa è stata la prima sorpresa. L’affiatata coppia ci avrebbe dato supporto per l’entrata in acqua! Poi, mentre portavamo le nostre bombole sul molo è arrivata la seconda sorpresa: Daniele col suo lussuoso motoscafo! Annibale e Giamba hanno a più riprese caricato le nostre pesanti attrezzature sul gommone che ha fatto da spola per il motoscafo, nel frattempo noi abbiamo fatto un veloce breefing per pianificare l’esplorazione subacquea. Ci siamo organizzati in modo da poter visionare lo stesso tratto di costa a tre diverse profondità. Io e Cristina abbiamo scelto una quota tra i 23 e i 20 metri per un’ora di fondo con NITROX 32,

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Bruno e Alessandro con ARA hanno esplorato la quota dei 30 metri ma per un periodo minore (erano muniti di scouter e potevano percorrere un tragitto più lungo) mentre Davide e Pierluca, con TRIMIX 21/35, hanno tenuto la profondità dei 40 metri, anche loro con gli scooter. Le prime ad immergersi siamo state noi (i nostri buddy sono stati galanti e ci hanno dato la precedenza) poi a seguire Pierluca e Davide, quindi Bruno e Ale. Passo del gigante per chi stava sul motoscafo, capovolta all’indietro per chi era sul gommone e giù, tutti in acqua. Sopra di noi la romantica struttura dell’Eremo. Il punto di inizio dell’immersione nella piccola rientranza sotto il campanile. Guardare in alto e vedere la parete di roccia che cade a picco nel lago era una promessa di ciò che avremmo trovato sotto il livello dell’acqua. In realtà la parete scura e relativamente liscia che scendeva a picco sotto di noi senza insenature, tranne un piccolo sifone e una boa ancorata chissà dove in profondità, si è rivelata entusiasmante solo all’inizio.

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Dopo un’ora di pinneggiata a ritmo sostenuto lo scenario era ancora lo stesso. Insomma, bella ma un po’ monotona… e l’impressione è stata la stessa anche per i nostri compagni d’immersione. All’uscita dall’acqua poi, ci aspettava, appena scostato dalla riva, il motoscafo mentre il gommone di Giamba correva avanti e indietro per recuperare noi e le nostre attrezzature. Tutto sommato ci siamo divertiti un sacco a preparare il tutto (tranne Annibale e Giamba che hanno solo fatto una gran fatica!) come anche a rimettere insieme le impressioni a caldo di un’immersione che francamente ci aspettavamo un po’ diversa. Ma adesso che l’abbiamo fatta sappiamo com’è! Vogliamo ringraziare davvero tanto Annibale che si è adoperato più di tutti per realizzare questa piccola impresa senza dimenticare Giamba e il prezioso contributo di Daniele. Alla prossima!

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STORIA:

Il relitto dell’Umberto I, affondato nel 1917 vicino all’isola Gallinara. Spezzato in due tronconi dall’esplosione dei siluri, è popolato da gronghi e altro pesce stanziale. Era un piroscafo a un’elica, immatricolato a Livorno con numero di matricola 92, dotato di 30 cavalli, illuminazione elettrica, impianto di refrigerazione, motorie 4 caldaie. Fu commissionata dall’armatore genovese Piaggio e venne varata il 15 agosto 1878 nel cantiere navale di Glasgow in scozia. Silurato il 14 agosto 1917 alle ore 18.30 a 800 m a est dell’isola Gallinara mentre navigava in direzione Gibilterra. Partito da Genova alle 11.30 dallo stesso giorno marciava in testa al convoglio. Al comando, il capitano Ernesto Astarita, comandante militare. Era stato requisito dalla Marina Militare e utilizzato come incrociatore ausiliario. Dopo due minuti affondò, era armato di 2 cannoni a prua e a poppa. Appena ci fu l’esplosione, venne dato l’ordine di fermare i motori, ma nessuno rispose, la cabina RT era andata in pezzi e il primo radiotelegrafista fu lanciato a 5 m di distanza, ma fortunatamente riuscì a salvarsi. L’equipaggio era composto da 80 membri: 39 militari, 41 militarizzati. Durante l’esplosione, morirono in 26: il personale di macchina e altri che si trovavano in spazi chiusi.

IMMERSIONE:

26 novembre 2006 ore 9.00, partenza dal porto di Finale Ligure.
PROFONDITA’: 45 m
GAS: 21/35 e 50%
TEMPO DI FONDO: 30’
RUN TIME: 75’
ATTREZZATURE IMPIEGATE: bibo 15+15, decompressiva 80cf e 2 scooter Gavin e 1 Zeuxo

Arrivati sul posto notiamo che il relitto non è pedagnato. Decidiamo di scendere lungo la cima di un gommone ancorato nei pressi. Arrivati sul fondo ci accorgiamo che questi non è posizionato sul relitto quindi iniziamo la ricerca. Dopo qualche minuto di navigazione vediamo delle lamiere e, pochi istanti dopo, appare il relitto. La visibilità sul fondo è scarsa, ma sulle strutture più superficiali si vede abbastanza bene. La parte decisamente più interessante è la prua, staccata dal resto del relitto e appoggiata sul fianco sinistro, richiede un po’di attenzione per le molte reti che la coprono, ma la penetrazione rimane affascinante soprattutto tra le varie paratie che costituivano lo scafo. Sicuramente affascinanti anche le lamiere dietro la prua, ma poco visibili sempre per la scarsa visibilità. Al 30’ minuto stacchiamo dal fondo e iniziamo la risalita, senza fortunatamente incappare in correnti. Immersione senza dubbio affascinante, ma spesso la visibilità scarseggia.

CON CHI ANDARE:

Diving Cycnus di Finale Ligure, persone serie ed affidabili.

CONTATTI: Marco: 335 76.09.996 e Danilo: 347 46.49.267 Sito web: www.cycnus.net

FOTO:

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ANNIBALE

DAVIDE IN PREPARAZIONE

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ANNIBALE IN DECO

DAVIDE IN DECO

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ALE IN DECO

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Come ormai di tradizione, anche quest’anno abbiamo organizzato l’immersione di fine anno. Ci volevamo fare il regalo di Natale e abbiamo optato per una bella scooterata sul Promontorio di Portofino. In accordo con i miei buddy (Annibale e Davide) decidiamo di andare al Portofino Divers a Santa Margherita Ligure. 30 Dicembre 2006, partenza da Samarate ore 6, sono previste due orette di auto, il cielo non promette bene, ma siamo sereni… e soprattutto decisi, ed è la cosa che più conta. Arriviamo al diving alle ore 8.30, scarichiamo la nostra attrezzatura e passiamo alle presentazioni e alle registrazioni di prassi al diving. Per l’immersione di oggi (ricreativa) la nostra attrezzatura consiste in un bibo 12+12, caricato in EAN32, e lo scooter. Preparata l’attrezzatura, carichiamo tutto sull’Ape Car di Bruno e ci dirigiamo al porto. Siamo soli in barca e abbiamo tutto il “potere” di decidere cosa fare.Il nostro piano prevede un bottom time di 40’ con un run time totale di 65/70 minuti ad una profondità max di 30 metri. Detto fatto, dopo i consigli di Bruno per la scelta del luogo di immersioni, decidiamo di farci “scaricare” davanti al faro di

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Portofino. Arrivati sul luogo iniziamo i controlli, quindi attrezzatura gas e scooter, poi passiamo al S.A.P.D.D.D.D.. Dato che siamo in tre decidiamo di stare in fila indiana per non lasciare nessuno troppo all’esterno e in modo da essere sempre in contatto. Finalmente ci tuffiamo, il mare è piatto, sembra quasi il nostro amato lago, e nel cielo si intravedono spiragli di sole. La discesa dura davvero un soffio, il contatto con il fondo è a 18 metri, teniamo la parete sulla nostra destra, regoliamo la velocità dei nostri scooter in modo da non correre troppo (altrimenti che vediamo?), ci diamo l’ok e partiamo… L’acqua passa veloce sulla nostra faccia, ma la temperatura è accettabile (forse siamo abituati a temperature diverse), avanziamo scendendo per arrivare alla profondità operativa di 27 metri. Il Promontorio, decretato dal Ministero dell’Ambiente come Area Marina Protetta dal 26 Aprile 1999, è uno spettacolo vivente: anemoni, pinne nobilis, stelle marine e coralli sembrano aver ripreso il loro territorio dopo una lunga guerra con la distruzione dell’uomo. Stiamo correndo nella loro acqua, in ogni buco, in ogni anfratto che guardo vedo vita e questo mi fa stare bene. È un continuo gioco di luci con i miei buddy, c’è Annibale che mi mostra con l’indice un suo dente, non capisco, mi fa segno di girarmi e mi trovo

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davanti un dentice che ci sta guardando come alieni, e forse lo siamo. Proseguiamo, Davide mi chiama con la luce, ci fermiamo, ci giriamo e ecco murene, cernie, castagnole, donzelle, siamo avvolti da pesci che ci danno il benvenuto. Torniamo alla navigazione, e poco dopo sono sorpreso da un piccolo “oggetto” giallo e verde fermo sul fondo, ci avviciniamo e scopriamo che è uno spettacolare nudibranco, però non so il nome, e decido che riemerso mi comprerò un bel libro illustrato per conoscere la vita del Mare Nostrum, come lo chiamavano i Romani. Avvolto nei pensieri quasi non vedo la luce di Davide che mi abbaglia sulla parte, mi giro ma con un brutto presentimento che subito si conferma realtà, dobbiamo risalire, guardo il cronometro è Davide ha proprio ragione, è il quarantesimo minuto. Si risale. Il primo deep stop è previsto a 24mt e poi su di conseguenza rispettando i 30’’ di sosta ogni 3mt. Arrivati a 12mt iniziamo la nostra deco limitata. Tutto procede a meraviglia, i nostri duri allenamenti in acqua fredda, di notte e relative risalite in libera nel nero o meno peggio nel verde qui si fanno sentire.

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Siamo in team perfettamente, ognuno al proprio posto con i propri compiti, Davide tiene le quote, io i tempi e Annibale la posizione,sembriamo in simbiosi. Nel rispetto agli accordi presi con Bruno, Davide lancia il pallone di segnalazione, finiamo gli ultimi minuti di deco ed eccoci riemergere. Tutto è rimasto giù, lo spettacolo ci aspetta per un’altra immersione. Mi giro per cercare la barca e Bruno è impeccabile, è già dietro di noi che ci fa segno di salire. Siamo arrivati fino a San Giorgio lo riconosciamo dal campanile che spunta sopra la parete a picco che cade in mare. Saliamo in barca, ci spogliamo e torniamo a riva. Un pensiero comune ci passa per la testa, l’anno è finito bene e si promette un ottimo 2007. Salutiamo Bruno con una promessa di tornare per proseguire, magari partendo proprio da dove siamo riemersi. Si perde verso casa, ma Annibale da buon uomo d’esperienza, non se ne va senza prima fermarsi a prendere un’ottima focaccia…

 

CON CHI ANDARE:

Santa Margherita Ligure
16038 - Via Jacopo Ruffini, 47
GENOVA - ITALY
Tel. Diving Center +39 0185 280791
Cel. Bruno +39 348 1508600
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

STORIA:

Il relitto è quello di una nave francese appartenente al Ministero dei Trasporti, ceduta successivamente, nel dicembre del '42, ai tedeschi. Affondò al largo del porto di Loano nel gennaio del '43. La nave giace in assetto di navigazione su un fondale di circa 52 metri, spezzata in due tronconi. Il primo troncone, il più lungo misura quasi 70 metri mentre il secondo (la prua) giace poco lontano e riversa su di un fianco. La grossa elica parzialmente affondata nel limo e le stive di carico popolate da un'innumerevole varietà di flora e di fauna tipiche del Mediterraneo, offrono interessanti e suggestive inquadrature agli obiettivi dei fotografi subacquei. L’esplorazione può iniziare da una paratia trasversale perfettamente conservata con alcuni oblò a cui è stato asportato tutto il recuperabile. Il relitto ben conservato permette un'agevole penetrazione all’interno con particolare attenzione alle molte reti e lenze presenti. In prossimità del cavo di risalita si prosegue l’immersione verso poppa dove due grosse stive occupano tutto lo spazio del ponte e lo squarcio sottocoperta consente il passaggio da una stiva all’altra.

DATI TECNICI:

Mare: Mediterraneo
Stato: Italia
Regione: Liguria
Provincia: Savona
Località: Loano

Tipo: nave da carico
Nazionalità: Francese
Lunghezza: 76 metri
Larghezza: 10 metri
Data affondamento: 14 gennaio 1943
Causa affondamento: siluramento da parte del sommergibile britannico SAHIB

IMMERSIONE:

03 dicembre 2006
Relitto Tiflys o anche Tiflet
Ora entrata: 9.30 – Ora uscita: 10.45
Bibo 15+15 e stage 80cf
Mix di fondo: 21/35
Deco: 50%
Altri strumenti: 2 scooter Gavin e 1 scooter Zeuxo
Tempo di fondo: 30’
Run time: 85’
Prof. Max: 48

Scendendo lungo la cima, che si trova sul lato sinistro del relitto, ci dirigiamo verso l’elica. Subito dopo penetriamo all’interno dello scafo. L’interno è molto fangoso e molto largo. La visibilità ottima ha reso piacevolissima questa immersione, allietata dalla vista di un pesce san Pietro, una mustella di grosse dimensioni, un bel grongo e da parecchie aragoste. La profondità max si ha proprio all’interno del relitto, dove si raggiungono i 52 m. Al 30’ stacchiamo dal fondo, e iniziamo una risalita lenta con i deep stops. A 21 m. cambiamo con il 50%; saliamo praticamente in libera e grazie alla poca corrente, non ci allontaniamo dall’imbarcazione. La parte più bella di questa nave è la poppa, assieme all’elica e le strutture. Altrettanto suggestiva è la penetrazione attraverso lo squarcio provocato dal siluro.

CON CHI ANDARE:

Siamo usciti con il diving Cycnus di Finale Ligure, persone serie ed affidabili.

CONTATTI: Marco: 335 76.09.996 e Danilo: 347 46.49.267 Sito web: www.cycnus.net

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FOTO:

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ANNIBALE DALLA BARCA

ALE IN BARCA

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DAVIDE

IL RELITTO

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Domenica 27 Luglio 2008. Saint Nazaire, Moneglia, ITALY Da un pò di tempo avevo voglia di fare un immersione su relitto,e finalmente il giorno è arrivato. Alle 6 del mattino ci troviamo al Diving di Annibale e partiamo con il mega furgone di Giamba. Il viaggio passa in fretta poiché io e Ale dormiamo beatamente e ci svegliamo praticamente al mare. Per oggi abbiamo noleggiato un gommone, Giamba sarà il nostro safety diver e guiderà la barca, mentre io, Ale, Davide e Annibale ci appresteremo a visitare il relitto. Il Saint Nazaire era una nave da carico costruita nel 1919 in Scozia, e affondata nel 1943 a causa di un siluramento da parte del sommergibile britannico Sybil. Essa nacque sotto la bandiera francese, ma durante la Seconda Guerra Mondiale venne requisita dai Tedeschi e usata per praticare il cabotaggio per conto della Marina Militare tedesca. Il suo equipaggio era quindi misto: franco-tedesco. Al momento dell'affondamento trasportava combustibili e viveri destinati ai Militari Tedeschi in Italia. Giace su un fondale di 55 metri, è lunga circa 100 m (ma spezzata in due tronconi) e larga circa 14m. Come al solito faccio fatica a gestire tutta la mia attrezzatura, il 15+15 pesa tantissimo, per fortunatutti mi aiutano e io non vedo l'ora di tuffarmi in mare. Appena metto la testa sott'acqua mi accorgo che la visibilità è splendida: almeno 30m. Durante la discesa l'acqua si fa un pò più torbida, ma anche sul fondo non possiamo lamentarci: si riesce a vedere bene a circa 10 - 15m di distanza.

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La cima di discesa si trova a poppa della nave. Questo troncone giace sul fianco di dritta, è coperto di spugne e conserva bene gli oblò. Procediamo in squadra verso poppa, Ale e Davide iniziano una piccola penetrazione mentre io e Annibale li aspettiamo fuori. Ci sono veramente tantissime reti e galleggianti lasciate dai pescatori, ed è un peccato perchè nascondono un pò il relitto. La poppa si trova invece in assetto di navigazione, noto subito il cannoncino e il volante che serviva ad alzarlo. La cosa più bella è la biga di carico, che si erge fino ai 40 m ed è totalmente coperta da nuvole di pesci. Guardando verso l'alto lo spettacolo è sensazionale. Nelle stive della nave notiamo dei sacchi contenenti cemento e dei barili, inoltre c'è un bellissimo riccio giallo grande e particolare, una specie che credo di non avere mai visto. Verso il venticinquesimo minuto torniamo verso prua, e stacchiamo dal fondo al trentaquattresimo minuto seguendo la cima (non conviene salire in libera a causa dell'intenso traffico di barche). La deco è lunga ma piacevole, l'acqua è calda è trasparente. Al novantunesimo minuto usciamo, è stato bellissimo e sono felice. Dopo l'immersione ci aspetta un fantastico pranzo a base di trofie al pesto, non vedevo l'ora. Grazie a tutti per la bellissima giornata, sono molto felice e spero di fare presto un'altra immersione su relitto con ancora più tempo di fondo.

L'essere umano e il nuovo ambiente

Ci sono cose talmente evidenti che sfuggono all'attenzione e rischiano di passare quasi inosservate senza suscitare il giusto interesse ed approfondimento. L'acqua deve essere un supporto su cui appoggiarsi, un sostegno per il corpo.

L'ambiente

L'ambiente, insolitamente denso, impone movimenti lenti ed idrodinamici.

La resistenza

Bisogna imparare a sfruttare sapientemente la resistenza che ci è offerta.

La chiave

La bravura di un subacqueo si misura soprattutto in funzione della sua capacità di muoversi con armonia.

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