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Alessandro, Andrea ed Elisa - 17 Agosto 2008

Da quando ho iniziato ad andare in acqua, ho sempre avuto attrazione e curiosità verso il mondo delle immersioni in grotta.Attrazione ma anche una certa ansietà: non ero per nulla sicuro che mi sarei sentito a mio agio in un ambiente chiuso, buio, tortuoso e con passaggi stretti. Era quindi un po' che palleggiavo queste due opposte sensazioni e alla fine mi sono detto: faccio il corso, provo in sicurezza costruendo gli skill necessari e poi decido. Se non mi "piace", nessun problema: continuerò ad immergermi normalmente su pareti, secche e relitti. Se invece mi piace, mi dicono, potrei essere catturato per la vita ... Lanciato il sasso, non potevo più nascondere la mano e con un effetto valanga mi sono ritrovato alle soglie della data di partenza. Nel frattempo la valanga aveva anche investito Alessandro e con Elisa abbiamo costituito la squadra del Cave 1 del 17 Agosto tenuto da Danny Riordan.Durante le settimane precedenti al corso aumentiamo le immersioni di allenamento e la preparazione fisica, per cercare di arrivare al corso al meglio mentre un fitto scambio di mail ci aiuta a impostare la logistica. Il corso si tiene in Francia, in una zona abbastanza sperduta e parecchio lontana ma centrale per raggiungere alcune tra le più belle grotte europee. Ora, io non ho mai prestato molta attenzione ai discorsi di sfortuna e scaramanzia, ma effettivamente c'è da domandarsi se non sarebbe stato utile fare prima una immersione nelle acque di ... Lourdes! La preparazione di questa "avventura" è, infatti, costellata da tanti piccoli incidenti, culminati da una tempesta di grandine giusto prima di Ferragosto, che spacca uno specchietto alla macchina di Alessandro e mette a rischio tutto. Però Alessandro riesce a far riparare la macchina a tempo di record e alla fine ci troviamo in viaggio.Partiamo da Milano verso le 9, con la macchina stracarica (e per fortuna che due bibo li portano prima per noi, altrimenti esplodevamo ... grazie Mara!) Secondo le nostre stime saremmo dovuti arrivare per cena. Complice il ritardo iniziale e le colonne a ogni "gare de peage" francese - e ce ne sono un sacco, accidenti - arriviamo in zona che è già notte da un pezzo! L'ultimo tratto si percorre su strade di campagna, asfaltate e ben tenute ma strette, tortuose e che la stanchezza rende un po' inquietanti. Ale supera un camion del latte francese e questo inizia a "inseguirci", come all'inizio di ogni film del terrore che si rispetti ... Alla fine arriviamo (o meglio, se Mara non fosse venuto ad indicarci la svolta finale, secondo me eravamo ancora là a cercare...) e ci scaraventiamo nelle stanze a dormire.Siamo alloggiati al Mulino di Lantouy, un gruppo di casette che costituivano un antico mulino. Il posto è molto bello, circondato dal verde e silenziosissimo. Ogni villino ha una stanza comune dove si cucina, si mangia e si socializza, stupendamente privo di televisione! Fantastico! Complessivamente, il posto perfetto per una perfetta vacanza in relax con la famiglia. Peccato che noi non siamo lì per rilassarci ... ma questo lo capiremo solo dopo... Il mattino della domenica ci alziamo e conosciamo i nostri coinquilini, Jan, Serge e Patrick. Sono tre ragazzi olandesi, anche loro in Francia per un corso Cave 1 con Chris. Sono organizzatissimi e hanno una dispensa da far paura: durante la settimana cucineranno tutte le sere qualcosa di diverso mentre noi - se mangiamo -sembriamo degli sfollati che vivono a scatolette e piatti pronti. Sulla cucina: "Olanda batte Italia 3-0" (diciamo 3-1). Elisa una sera ci prova a cucinare una pasta, ma la distanza è comunque netta e il mio orgoglio nazional-culinario ne risulta visibilmente umiliato). Sono simpatici, anche se inizialmente un po' sulle loro, e sembrano molto pronti per il corso. Al pomeriggio incontriamo Danny, il nostro istruttore. Appare molto gentile, affabile e rilassato. Iniziamo con le presentazioni, quattro chiacchiere d'introduzione e via alla prova di nuoto. Confesso che la temevo, sia perché non nuotando spesso non so valutare la mia capacità di resistenza, sia per il freddo delle acque del fiume. In realtà va bene, siamo dentro gli standard e anche dentro i tempi che Danny preferiva. La prova di apnea va pure bene, anche se, a causa della visibilità, non riesco ad andare dritto e mi ritrovo sostanzialmente a girare in tondo. La prossima volta, mi dico, meglio usare la maschera ... Tornati al villino, si attacca con la teoria (pianificazione della scorta di gas) e con le legature. Gli esercizi a secco li facciamo in giardino e gli altri ospiti ci guardano perplessi mentre tiriamo fili dappertutto, seguendoli in fila indiana mentre Denny ci spiega i vari aspetti della cosa. Tutto chiaro, anche per noi che non conosciamo nulla di questo (Elisa aveva già visto le sagolature durante il Tech 1). Sembra tutto facile e per la prima giornata basta, tutti a nanna, domani si va in grotta! Il giorno successivo, infatti, ci ritroviamo in prossimità della grotta di Ressel, una cavità molto nota e di particolare bellezza. La prima immersione è una "demo dive", in cui cioè non dovremo fare altro che guardarci intorno, divertirci e godercela. Sembra facile ma il livello di tensione è già abbastanza alto. Prima della immersione, infatti, nelle acque antistanti l'ingresso della grotta dobbiamo fare un valve drill ed un safety drill, esattamente in questo ordine. Il motivo è chiaro, il messaggio è recepito. E, infatti, in acqua iniziamo giusto con un bel ... safety drill (fatto anche malaccio data la visibilità bassissima)!!! :-((( Daniel interrompe e ci fa riemergere, quindi ci cazzia con garbo ma con chiarezza: sott'acqua dobbiamo PENSARE, non farci portare dal resto della squadra oppure dimenticare il contesto. Questo sarà il let-motiv del corso ... Ma andiamo con ordine: dopo questo pasticcio iniziale facciamo i nostri esercizi, questa volta nella sequenza corretta. Emergiamo e Danny elenca i vari difetti di esecuzione e le cose su cui lavorare. E' molto preciso e suggerisce vari ritocchi sia alle attrezzature sia al comportamento. Quindi si parte per la grotta. La visibilità migliora man mano che si scende (l'entrata della grotta è intorno ai 6-7 metri, e la profondità massima nelle zone che faremo noi non supera i 12 metri. Ressel però è una grotta molto lunga e raggiunge profondità importanti nel suo sviluppo). Appare l'ingresso, un buco stretto ma sufficiente per passare senza troppa fatica. Seguo Danny e in un attimo sono, per la prima volta, dentro una vera grotta

(in realtà tecnicamente sarebbe ancora una caverna, dato che voltandosi si vede la luce del giorno, ma non sottilizziamo ...) L'impressione è ... fantastica. L'acqua, uscendo con forza nella stagione invernale ha scavato solchi sulle pareti che sembrano scolpiti, mentre le rocce calcaree che nella zona si spaccano in lastre piatte e sottili creano una infinità di lame, tavole, fessure frastagliate e taglienti oppure sono levigate, tondeggianti oppure dall'apparenza burrosa e morbida, scavate a tratti come a cucchiaiate. Una incredibile varietà di forme create dal capriccioso gioco delle correnti, uno spettacolo da togliere il fiato. Procediamo lentamente e per questa immersione usciamo senza nemmeno arrivare al primo restringimento. Tutto facile, semplice e divertente. Denny però aveva chiesto di memorizzare i punti notevoli incontrati durante la progressione lungo la mainline e qui mi accorgo come questo sia difficile. La scarsità di informazioni che riesco a tenere a mente durante la navigazione della grotta è la mia maggiore difficoltà e mi perseguiterà per tutto il corso. Sembra una cosa irrilevante, ma in realtà è fondamentale in tutte le situazioni di emergenza. La stessa cosa è richiesta nel Tec1 e infatti Elisa è fenomenale nel ricostruire il percorso durante i debrief. Ahh, i debrief ... di solito in acqua (se non fa troppo freddo) e molto dettagliati, ricostruendo passo passo ogni azione fatta. Danny individua gli errori, ce ne chiede il motivo, propone le alternative e ne spiega le ragioni a supporto. E' un processo lungo, anche perché discutiamo parecchio nel team e questa verbosità, (un fatto culturale?) ce la portiamo anche in acqua. Comunichiamo tanto, troppo, e spesso in modo confuso. In grotta la comunicazione deve essere semplice, essenziale, chiara e veloce. Durante il corso però miglioreremo, almeno in parte... Nella seconda immersione sono io il "capitano", ho la responsabilità del reel e del collegamento alla linea principale. Sono il primo ad entrare e questa è una sensazione adrenalinica, come raramente ne capitano nella subacquea. Penso che l'immagine mentale dell'ingresso nella grotta rimarrà a lungo scolpita nella mia mente. L'andata è bellissima, spesa guardando gli effetti di luce che la luce delle torce disegna nella grotta quando si riflette sulle bolle d'aria che sono intrappolate nel soffitto ... Il ritorno, invece, è da incubo! Sul ritorno, infatti Danny si scatena, e così farà in tutte le immersioni; di norma abbiamo un drill principale, spiegato in precedenza durante la teoria o durante il debrief. Ma prima e dopo questo esercizio può capitare di tutto, dalla perdita di gas da un rubinetto, al malfunzionamento di una primaria, seguita dalla rottura anche della secondaria, ecc. E naturalmente, in ognuno di questi casi dobbiamo reagire - come squadra - nel modo appropriato. Se non lo facciamo Danny causa un altro problema che ci dimostra, nel modo più pesante ma proprio per questo chiaro e incisivo, cosa avremmo dovuto fare. Immersione dopo immersione (e catastrofe dopo catastrofe) , capiamo come uscire dalla grotta in condivisione d'aria in zero visibilità, come ricercare la linea sempre in zero visibilità se ce ne si allontana, come risolvere un problema al sistema degli erogatori, ecc. Ci immergiamo più volte a Ressel, ma anche in due altre grotte, St Georges e Cabouy. Sono molto diverse da Ressel e in parte si somigliano. Sono più strette, con un andamento più ripido e una profondità maggiore. St George è particolarmente bassa all'inizio, ma giunti ai 30 metri si apre risalendo e diventa enorme. Le pareti non sono spettacolari come Ressel ma sul fondo ci sono un gran numero di rocce levigate di colore chiaro che formano un tappeto davvero bello a vedersi. A mio modo di vedere, ognuna delle tre grotte ha il suo fascino e tutte mi sono piaciute (almeno, come già detto, nel tratto di andata ...) Nel laghetto davanti a Cabouy (dove vive, secondo Danny, una famiglia di serpenti d'acqua dolce che (s)fortunatamente non vediamo !) facciamo alcuni esercizi in acque libere. Una prova è interessante: un membro della squadra, senza maschera e ad occhi chiusi, al via dell'istruttore si toglie l'erogatore e, seguendo la cima, va a prendere (ahem, strappare ...) il primario del compagno che aspetta ad una decina di metri di distanza Rimanendo entrambe ad occhi chiusi si fa la condivisione di gas, ci si gira e si esce restando lungo la cima. Questo esercizio simula una situazione di OOG in zero visibilità ed è perfetto tra l'altro per capire l'importanza della concentrazione e della capacità di conservare la visone generale delle cose. La parte di apnea sembra facile e la sottovaluto un pò. Prendo poca aria e arrivo sul compagno abbastanza "tirato" ... non è cosa facile come sembra, ma ci sono arrivato. Ma il disastro è dietro l'angolo! E, infatti, tirato nell'apnea, prendo l'erogatore con la mano sbagliata, lasciando la linea! E' una cosa da non fare MAI e per la quale Danny era stato chiarissimo! Dopo un attimo me ne accorgo, ma ormai è tardi. In condizione di vera emergenza questo sarebbe potuto essere un grave problema. Mi arrabbio molto, troppo e naturalmente mi de-focalizzo, e quindi zac, un altro errore: durante la condivisione non metto via l'erogatore che non uso più. Naturalmente, durante l'uscita ad occhi chiusi, l'erogatore penzoloni mi impiccia e in condizione reale sarebbe stato un altro grave pericolo. Insomma un vero disastro. Esco dall'acqua molto demoralizzato. Anche nelle immersioni precedenti c'erano stati altri errori e onestamente la mia impressione è che non sarò all'altezza della cosa. Però ci sono ancora due giorni: devo cercare di concentrarmi, dare il massimo e usare la testa, migliorando sia singolarmente che come team. Ed effettivamente nelle ultime immersioni un progresso si vede, la comunicazione si fa più chiara, la risposta alle emergenze è veloce e accettabile e ricomincio a sperarci. L'ultimo tuffo, a Ressel, è ben lontano dall'essere perfetto; però sono tornato ugualmente contento: molte cose mi sono più chiare e come per il Fundamentals mi sembra di avere ora uno "schema" su cui lavorare per migliorare. 

Ultima sessione di teoria ed esame finale.

Mentre stiamo per iniziare, incontriamo Chris il quale ci sorride e ci dice che l'esame sarà facile: la parte difficile, dice, la avete già fatta. Non sono molto sicuro di credergli, ma effettivamente l'esame si rivela un dettagliato (80 domande!) riassunto di tutto quello che abbiamo visto durante il corso, un utile strumento per obbligarci a ordinare e precisare la grande quantità d'informazioni ricevute e mettere, per così dire, i puntini sulle "i". Alla fine Danny ci chiede una nostra valutazione del come siamo andati, dei nostri punti di forza e delle nostre debolezze. Poi ci comunica, sorridendo un pò sornione, che secondo lui siamo in grado di fare immersioni in grotta a livello Cave 1 senza ulteriore supervisione: siamo tutti passati! Ci mette qualche restrizione sulle prime immersioni, che interpreto come uno stimolo per farne parecchie e in grotta. E' quello che, secondo lui, più ci manca. 

Tirando le somme, come è stato questo corso?

Intenso, forse meno faticoso fisicamente di quanto mi aspettassi ma molto, molto "robusto" sotto l'aspetto della tensione. E molto, molto formativo. Esco dal corso non solo con delle "nozioni" in più ma soprattutto con l'idea di dove lavorare (consapevolezza e memoria, comunicazione e team, ad esempio). Un risultato per me eccellente. Ahh, tornando al punto iniziale e forse fondamentale: quanto sono belle le grotte? Beh, rispondo dicendo solo che sto già pensando su come tornare nella Valle del Lot... fate voi :-) Ciao
Andrea

PS: Le nostre foto di Ressel, fatte nella prima immersione da brevettati, non sono venute esattamente perfette (sottile eufemismo...); provo allora a far capire quello che intendo mostrando una foto di JP Bresser (che ringrazio). Potete vederne altre nel sito JPBresser.tv

L'essere umano e il nuovo ambiente

Ci sono cose talmente evidenti che sfuggono all'attenzione e rischiano di passare quasi inosservate senza suscitare il giusto interesse ed approfondimento. L'acqua deve essere un supporto su cui appoggiarsi, un sostegno per il corpo.

L'ambiente

L'ambiente, insolitamente denso, impone movimenti lenti ed idrodinamici.

La resistenza

Bisogna imparare a sfruttare sapientemente la resistenza che ci è offerta.

La chiave

La bravura di un subacqueo si misura soprattutto in funzione della sua capacità di muoversi con armonia.

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